CANALE 65 DEL DDT

Cammino “Con le ali ai piedi”: da San Giovanni Rotondo a Monte Sant’Angelo

L’ultima tappa di uno dei cammini più belli d’Italia supera le già alte aspettative: l’arrivo a Monte Sant’Angelo scioglie me e Gaia in un pianto inspiegabile. Un’emozione grandissima, che ci travolge con un’onda di gratitudine per l’impresa compiuta, per Angela Seracchioli che l’ha creata, per l’intensità di questo luogo e delle sue antiche pietre.

(descrizione)

Così, dopo un percorso immerso nella natura fino all’ascesa al monte, seguiamo le indicazioni di Angela che suggerisce a tutti i pellegrini di dirigersi subito alla grotta, senza lasciarsi incantare dalla meravigliosa cittadina pugliese. L’impatto che ci troviamo a fronteggiare è con il più potente luogo della spiritualità occidentale: non ci sono parole per descrivere cos’è Monte Sant’Angelo. Da avida viaggiatrice che ha abbracciato esperienze cariche del senso del divino nei templi nepalesi del Mustang e nei siti peruviani, a Uluru in Australia o sull’Arunachala in India, sul Monte Nebo in Giordania o a Tikal in Guatemala…le emozioni che regala Monte Sant’Angelo trovano difficilmente paragone in altri centri di culto religioso. E mentre Gaia è già in fondo agli 86 gradini che portano alla grotta, io decido di filmare la mia prima discesa nel ventre della terra che conduce davanti alla statua di San Michele più attesa.

Uscite dalla grotta, c’è ancora Nicola ad attenderci. Già, nel tuffarmi nuovamente in quelle sensazioni indelebili, mi sono dimenticata di dirvi che, al nostro arrivo davanti al Santuario di San Michele Arcangelo, un angelo in carne ed ossa era lì ad aspettarci. Non si chiama Michele, ma Nicola: e d’altronde, da queste parti, questi sono i due nomi più gettonati. Di professione fa il farmacista, per vocazione fa l’ospitaliero, e lo fa gratis. Sì, avete capito bene: Nicola Notarangelo (un angelo c’è comunque di mezzo, almeno nel cognome) ospita gratuitamente i pellegrini. Per amore del cammino, per amore delle imprese di chi giunge con i propri piedi sin qui. E così mi aveva avvisata per tempo di chiamarlo quando saremmo state in arrivo in città, il tempo necessario perché lui si facesse trovare all’ingresso della basilica.

Raggiunta la meta, sudate e impolverate, ci osserva con lo sguardo benevolo di chi sa già cosa ci è accaduto sin qui e soprattutto di cosa ci accadrà scendendo quei gradini. E così si limita ad abbracciarci con gli occhi, invitandoci a scendere: “Ci sarà tempo dopo per parlare”. Gli rispondiamo che sì, andiamo giù ma siamo stanche, in pochi minuti saremo nuovamente su…ma lui sa perfettamente che una volta là sotto ti dimentichi di tutto lì sopra, come se qualche forza invisibile ti invitasse a trattenerti ancora, e ancora.

Così, quando risaliamo finalmente in superficie, non sappiamo bene nemmeno quanto tempo sia passato. Siamo solo in lacrime e Nicola lo sapeva già. L’emozione di 25 giorni in cammino, la fatica di 500 chilometri nelle gambe, l’onda anomala di quella grotta che ti travolge: Con le ali ai piedi è un’esperienza che non puoi facilmente scrollarti di dosso.

Nicola si limita ad affidarci a suo padre Michele che ci conduce a Xenìa, il posto dove ha creato l’ospitalità pellegrina e ci invita a godere della serata a modo nostro, a contatto con l’intimità che io e Gaia sentiamo nel cuore. Così, senza parlare molto, quella sera ripercorriamo a ritroso i chilometri compiuti insieme: la bellissima tappa del giorno, iniziata su una lingua d’asfalto solitaria e assolata, proseguita nella lenta ascesa al monte che ci ha condotte sino al traguardo. E poi lo sguardo torna inevitabilmente più indietro, alla Puglia dauna e al Tavoliere, al Molise accogliente e alla sua bellezza riservata condivisa anche con Marcella, come pure l’Abruzzo degli altipiani sconfinati, e prima ancora il Lazio dei boschi e delle acque.

Sono stati 500 chilometri ma d’altronde Con le ali ai piedi è sembrata una volata. Domani ci aspetta un giorno fondamentale per integrare tutto questo, un giorno di puro stare e di meritato riposo, con l’abbraccio del mare. Ci attende la sorpresa finale, e non sappiamo bene cosa sia: sappiamo solo che sarà definitiva, com’è Finisterre per il Cammino di Santiago.

Lunghezza da San Giovanni Rotondo a Monte Sant’Angelo: km 24

Bellezza: 10/10 con lode e senza parole

Difficoltà: 7,5/10

Dove dormire: Xenìa, accoglienza pellegrina gratuita (chi vuole, può naturalmente lasciare un’offerta), Nicola: 377.2717448

Tempo di percorrenza: 6 ore

Raccomandazioni: Tappa calda: nella stagione estiva, partire alle prime luci del giorno. Portare con sé rifornimento di acqua. Connessione del cellulare intermittente: come sempre in questi casi, attivare le tracce gps prima di partire.

DI VALENTINA LO SURDO

Foto di VALENTINA LO SURDO e MASSIMILIANO COSI

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