CANALE 65 DEL DDT

L’enogastronomia ucraina sulla scena mondiale per aiutare il popolo ucraino

La chef Ksenia Amber di Odessa gira l’Europa per raccontare la cultura gastronomica ucraina.

La chef Ksenia Amber, 38 anni, di Odessa, prima dello scoppio della guerra possedeva un ristorante: lo Slow Piggy, specializzato in cucina internazionale ma legato ai prodotti del territorio ucraino.

Da febbraio racconta la cultura gastronomica ucraina in giro per l’Europa e organizza cene di beneficenza per raccogliere fondi per il World Central Kitchen, che supporta le famiglie in fuga dall’Ucraina e le persone ancora nel paese fornendo loro pasti caldi.

La sua resistenza è iniziata attraverso la cucina: «Non potevamo rimanere con le mani in mano: ho iniziato quasi subito a cucinare per aiutare i soldati e le persone bisognose in una sorta di home-restaurant, ma le scorte sono finite presto. Così ho scelto di partire, non per fuggire, ma per fare qualcosa di più: portare un messaggio nel mondo e aiutare la mia comunità. Sono arrivata prima in un piccolo villaggio al confine con la Romania, poi alcuni volontari hanno organizzato un transfer per Bucarest, dove sono stata accolta benissimo. Da lì sono arrivata in Spagna, ma in realtà non mi fermo mai. Sto girando in Europa per portare un messaggio di unità e raccogliere fondi per chi è rimasto, e non solo».

«La mia famiglia è rimasta tutta a Odessa. Mio marito è un avvocato ed è in età arruolabile, così non può andarsene. I miei genitori invece non hanno mai preso in considerazione la possibilità: continuano a ripetermi che la loro vita è là e questo non cambierà. Mia nonna ha vissuto l’Olocausto e non riesce a capacitarsi che stia accadendo ancora. Ciò nonostante crede nella resistenza del popolo ucraino. È stupefacente come le persone si abituino in fretta anche alle cose brutte: ormai quando suonano le sirene di allarme mi raccontano che non entrano nemmeno più nei bunker. Per fortuna stanno bene, anche se ovviamente ho paura per loro. La gente vuole normalità e ho capito – o meglio – ho potuto rafforzare la mia convinzione che la normalità passa anche attraverso il cibo e le tradizioni culinarie che lo caratterizzano. Odessa, in particolare, è un melting pot di culture e usanze ed è davvero fantastico poter trasmettere tutta questa diversità e questa cultura nei miei piatti».

E’ cosi che la cucina può trasformarsi in un atto politico.