CANALE 65 DEL DDT

L’Annual Report 2023 di AssoBirra:

Aumento costi, accise e inflazione generano volumi in contrazione di oltre il 5%.

  • La produzione di birra in Italia conferma una tendenza comunque in crescita rispetto ai dati pre-pandemici, ma il comparto necessita di un sostegno concreto per tornare a crescere.
  • Per rafforzare la competitività del settore, AssoBirra continua a dialogare con le istituzioni per ridurre il carico fiscale eccessivo sulla categoria e incentivare gli investimenti.
  • Il settore birrario italiano avanza nel percorso verso la transizione ecologica e la sostenibilità.

Un anno di sfide e complessità, ma anche di resilienza e capacità di adattamento. Si può riassumere così il 2023 della birra in Italia: dodici mesi che – nonostante l’evidente contrazione di mercato – hanno confermato la solidità del comparto birrario italiano, capace di mantenere viva la propria capacità di reinventarsi con innovazione e investimenti ma che, oggi, ha bisogno di un sostegno concreto da parte delle istituzioni per tornare a crescere.

A fotografare lo stato di salute del segmento brassicolo è l’Annual Report 2023 di AssoBirra, l’Associazione più rappresentativa del settore birrario in Italia, che oggi ha presentato la nuova edizione a Roma, alla presenza del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. 

“Quello della birra è un settore del Made in Italy che si è sviluppato soprattutto negli ultimi 20 anni. Un comparto che sta investendo molto in innovazione del prodotto e che oggi affianca sempre più, e completa, l’offerta delle bevande che già realizziamo nel nostro Paese. A tal riguardo, penso sia importante ricordare quello che abbiamo fatto per le produzioni italiane, e ormai la birra è una di queste, con la legge quadro sul Made in Italy che sta dispiegando i suoi effetti sul tessuto artigianale e industriale” è quanto affermato il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. 

Molte le evidenze emerse durante la conferenza. Nel 2023 si registra una flessione di produzione (-5,02%), consumi (-5,85%), export (-5,36%) e import (-7,5%) di birra, chiari segnali di un settore che ha sofferto lungo tutto l’asse della filiera produttiva, agricola e della distribuzione fino ai punti di consumo e vendita. 

Nei primi mesi del 2024 il trend di decrescita sembrerebbe essersi fermato e, qualora la stagione estiva dovesse segnare una ripresa, le prospettive di lungo periodo tornerebbero positive, perché supportate dalla crescita della cultura birraria e dalla solida reputazione del prodotto brassicolo italiano, come testimoniato dalle ricerche e dai mercati. 

AssoBirra dialoga attivamente con le istituzioni e collabora con le altre associazioni di comparto in una continua opera di sensibilizzazione e consapevolezza dei trend e dei fattori che impattano sulla possibilità di tornare a crescere, quali il cambiamento climatico,con i conseguenti rincari e la difficile reperibilità di alcune materie prime, l’aumentato costo dell’energia e, ultimo ma non per importanza, la spinta inflattiva di tutti i prodotti, incluso il largo consumo. Questi fattori hanno generato una riduzione del potere di acquisto generalizzata, particolarmente sentita dal settore birrario a causa del peso aggiuntivo – rispetto alle altre bevande da pasto – delle accise. Questo tipo di tassazione rientra infatti nella costruzione del prezzo della birra sullo scaffale, nei bar, nei ristoranti e nelle pizzerie: un fattore che concorre quindi alla contrazione di mercato, togliendo risorse alle imprese nella filiera e agevolando di conseguenza le importazioni di birra da alcuni mercati a basso carico fiscale.   

Il sostegno richiesto da AssoBirra è, in primis, un percorso di riduzione strutturale delle accise a cui la birra è soggetta, per poter confermare gli investimenti, e così stimolare la ripresa del mercato, generando ricchezza per il nostro Paese. L’obiettivo è ottenere una politica fiscale più equa, che possa consentire agli attori del settore di fare innovazione, proseguire i piani di sostenibilità e l’utilizzo di tecnologie avanzate, essenziali per la crescita organica, sostenibile e di lungo periodo del comparto birrario. Pertanto, è cruciale affrontare questa problematica evidenziando come le accise influiscano negativamente sia sulla capacità di investimento delle aziende che sulla competitività del settore.

Il settore brassicolo ricopre un ruolo centrale per l’economia italiana, capace di creare valore e indotto economico e posti di lavoro: il comparto occupa, infatti, oltre 100 mila operatori in oltre 1.000 aziende (1.012 realtà del settore tra birrifici, microbirrifici e malterie), crea un valore condiviso di 10,2 miliardi di euro (equivalente allo 0,54% del PIL) e, soprattutto, – unica fra le bevande da pasto – versa all’Erario oltre 700 milioni in accise annue che si sommano alla contribuzione fiscale ordinaria. 

LE SFIDE DEL COMPARTO – In virtù del contesto attuale, AssoBirra ritiene fondamentale prendere decisioni certe e positive sul versante fiscale, che consentano alle aziende della filiera birraria di tornare a dedicare risorse economiche, generare una crescita sostenibile nel tempo e competere sui mercati internazionali, oggi meno rallentati da tassazione e burocrazia e dunque più liberi di investire. Le marginalità sono strutturalmente sotto pressione lungo tutta la catena del valore: agricoltura, trasformazione, produzione, logistica, trasporti, grande distribuzione e ristorazione hanno bisogno di tornare ad investire sul proprio business, per generare ricchezza per il Paese. 

Alfredo Pratolongo, Presidente di AssoBirra, dichiara: “Il 2023 è stato un anno particolarmente difficile per il settore birrario. Dopo un decennio di crescita, la crisi innescata dalla contingenza pandemica e la ripresa nel 2022, i consumi  si sono ridotti quest’anno di quasi sei punti percentuali. Per il futuro rimango positivo perché la birra in Italia è ormai diventata una bevanda da pasto, identificata con la convivialità informale, apprezzata per le sue caratteristiche di leggerezza, versatilità, naturalezza e basso contenuto alcolemico, oppure analcolica. Quest’ultimo, non è un fattore da sottovalutare, perché a monte delle libere scelte di consumo – a tavola e non – la birra è una scelta di piacere che consente di consumare quantità certe e moderate o nulle e, al contempo, di godere di un gusto rinfrescante e definito, frizzante e piacevolmente amaro, che valorizza per contrasto o assonanza i più diversi piatti e ingredienti e l’eterogenea ricchezza di sapori del patrimonio culinario italiano”. 

Un contesto complesso, dunque, nel quale il segmento brassicolo non smette di innovare e di diversificare la propria offerta, mostrandosi propositivo e confermando non solo il suo valore economico, ma anche il suo impatto culturale positivo sulla società italiana. La cultura birraria in Italia, infatti, continua ad adattarsi e a migliorare, sposando sempre più una tendenza al consumo moderato e responsabile, e continuando a rispondere ai continui cambiamenti e alle nuove tendenze del mercato. 


“Nonostante le contingenze sfavorevoli e gli attuali fattori di frenata, che rischiano di rallentare o limitare un ulteriore sviluppo del settore birrario, siamo convinti che la birra abbia le caratteristiche per tornare a crescere in futuro”
conclude il Presidente Alfredo Pratolongo. “La capacità di innovare degli imprenditori, sia a livello di prodotto che nelle strategie di sostenibilità, ci permette di rispondere alle esigenze dei consumatori, attuali e prospettiche, e di fare leva su alcuni macro-trend del mercato italiano: localismo, salubrità e leggerezza, che consentono di far apprezzare ai consumatori la grande varietà e qualità dell’offerta brassicola in Italia. Le aziende hanno investito in tecnologie avanzate e pratiche sostenibili, valorizzando i territori e il patrimonio culturale del nostro Paese, portando la birra ad essere oggi una bevanda da pasto integrata nelle abitudini degli italiani e un’icona della convivialità, nonché un prodotto democratico e accessibile, sia per il gusto che per il basso tenore alcolico, con una qualità davvero eccellente”.


SOSTENIBILITÀ, TRANSIZIONE ECOLOGICA E INNOVAZIONE – Sostenibilità e transizione ecologica rimangono una priorità per AssoBirra, che incentiva pratiche produttive sostenibili e l’uso di tecnologie avanzate, promuovendo la gestione delle risorse idriche e la riduzione dell’impatto ambientale come obiettivi fondamentali per il settore. 

Federico Sannella, Vice Presidente di AssoBirra con delega a Transizione Ecologica e Sostenibilità, commenta: “Il processo di transizione ecologica attiene anche al primario, a quel settore agricolo che da tempo si impegna nell’ambito della ricerca nel campo delle materie prime e di un più sostenibile uso del territorio. Innovazione tecnologica e sviluppo, tuttavia, si nutrono soprattutto di investimenti economici, ed è qui che il ruolo del comparto di trasformazione è strategico, centrale, imprescindibile. In tempi ove i costi dell’energia incidono a tal punto, il cammino verso la neutralità carbonica necessita di un cambio di strategia, un’azione non più solo individuale, bensì sistemica, del comparto industriale nella sua interezza. Non perdiamo di vista come il riuso, e in generale ogni trasformazione, imponga forti investimenti. È una materia al momento assai fluida, ed è cruciale rimanere vigili e pronti a cogliere ogni opportunità. Le soluzioni ad hoc potrebbero stare in un punto di congiunzione tra i due sistemi. Ed è qui che si inserisce il lavoro tecnico che portiamo avanti in AssoBirra, mirato a individuare da un lato la strategia più performante e sostenibile, sia a livello macro che associativo, dall’altro, in quanto guida del segmento, ad identificare modelli compatibili con le necessità delle singole imprese”.  

Per AssoBirra la sostenibilità non è solo economica e ambientale, ma anche sociale. La categoria è infatti impegnata a promuovere comportamenti in linea con uno stile di consumo responsabile delle bevande alcoliche, ad esempio con investimenti in prodotti a zero o bassa gradazione alcolica, o ancora in materia di diversità, equità e inclusione. In linea con un consumo italiano votato alla moderazione, i consumi di birra low e no alcol nel 2023 hanno rappresentato l’1,86% del totale.

“Se vogliamo che il segmento divenga strategico per l’alimentare italiano, se puntiamo a una crescita concreta e misurabile occorre investire su una serie di elementi: sui marchi, sulla sostenibilità degli impianti, sull’efficienza, sulla produttività, sulla ricerca e l’impiego di competenze altamente qualificate e, infine, sui talenti ad alto valore aggiunto, da trattenere e valorizzare. Di tutti gli investimenti possibili, quello sul capitale umano è il più urgente e promettente”, conclude Sannella.