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Cosa vedere a Padova, Città d’Arte e di Libertà

Un itinerario da Giotto a Sant’Antonio, passando per Galileo Galilei: arte, religione e scienza. Ecco cosa vedere a Padova, una delle più belle città d’arte italiane. La sua storia è ben riassunta dal motto della sua antichissima università, che parla della libertà degli uomini patavini. E poi ancora la provincia, tra ville, giardini storici e terme.

Antenore fuggì da Troia. Risalì le coste dell’Adriatico. Arrivò su al nord. Si addentrò nella foce del Brenta. E si fermò solo quando trovò un luogo fertile e protetto naturalmente. Qui fondò la città di Padova.

Questo è il racconto che ne fa Virgilio. Questa è la leggenda. Una leggenda che ha un qualche fondamento storico nel fatto che nella seconda metà del Milleduecento – durante alcuni scavi archeologici – fu trovata una misteriosa cassa di piombo. Al suo interno uno scheletro.

Secondo il poeta Lovato De Lovati si trattava proprio dello scheletro di Antenore.

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E’ possibile vedere i resti dell’età romana di Padova nell’arena. Il processo di romanizzazione della città fu graduale. Nacque sulle basi di un’alleanza per combattere il nemico comune, prima i Galli poi i Cartaginesi. In età augustea, Padova diventa addirittura una delle città più ricche del mondo romano.

Poi venne l’età dei Comuni. E venne il periodo delle prediche di Sant’Antonio e degli ordini mendicanti dei francescano e dei domenicani. E venne soprattutto il secolo del grande sviluppo della città: il Milleduecento. E’ in questo periodo, infatti, che fu costruita la Basilica di Sant’Antonio. E di questo periodo sono gli affreschi di Giotto, nella cappella Scrovegni.

All’inizio del 1300 ci fu il passaggio dal comune alla signoria. Anche questa fu un’età feconda dal punto di vista artistico. A questo periodo risale, tra gli altri, il battistero nella Cattedrale. Nel ‘600 inizia il declino progressivo della città, con le dominazioni prima francese poi austriaca.

Edificata sui resti di un antico mitreo, in una zona di enorme importanza nel periodo romano. Le prime notizie storiche dell’edificio attuale risalgono al 1106, quando il vescovo Sinibaldo dà inizio al rifacimento della costruzione, terminato poi nella seconda metà del Duecento.

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A Giustina, martirizzata appena sedicenne nel 304, venne dedicata una basilica. La chiesa fu costruita fuori dalle mura cittadine intorno alla metà del IV secolo dopo Cristo. Del complesso primitivo, rimane oggi solo il sacello di San Prosdocimo, il più antico oratorio cristiano di Padova, che custodisce il corpo del santo, primo vescovo della città. Il corridoio dei martiri collega il sacello alla basilica, al centro vi è l’antico pozzo, in cui venivano raccolte le spoglie dei martiri durante le persecuzioni.

Tra il 1400 e il 1500 si progetta di ricostruire la basilica in forme grandiose; il nuovo edificio, ideato da Matteo da Valle, nel 1521, è a croce latina a tre navate e coperto da otto cupole. Ultimati i lavori del coro, nel 1575 viene sistemata sull’altare maggiore la pala del veronese, con il martirio di Santa Giustina.

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Il giardino pubblico del Prato della Valle è una grande isola verde, circondata da un canale d’acqua, ornato dalle statue dei personaggi illustri della storia di Padova. E’ la piazza più grande della città. E una delle più belle d’Italia.

Il progetto della sistemazione di quella che in epoca romana era la grande piazza del teatro, risale al 1775, grazie all’intervento di Andrea Memmo, allora podestà di Padova. La piazza fino a quel momento era ridotta a una grande area acquitrinosa, di proprietà dei benedettini.

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L’università di Padova nasce nel 1222, con l’insediamento di un primo gruppo di maestri e scolari, venuti qui dall’università di Bologna.

La sopravvivenza attraverso i secoli dell’istituzione non fu mai messa in pericolo né dagli eventi storici dei periodi più oscuri – guerre e pestilenze – né dalla tirannia di Ezelino da Romano o dall’ostilità papale e imperiale. Quando Padova passò sotto il governo veneziano, dopo il 1404, l’università continuò a godere di protezione e privilegi, raggiungendo il massimo splendore, sia per il numero di studenti iscritti, sia per l’alto livello dei suoi docenti. Ai professori fu concessa la più ampia libertà di insegnamento. Motto dell’ateneo era il famoso “universa universis patavina libertas”, la libertà patavina è totale e per la totalità degli uomini.

L’università acquistò sempre più peso nelle vicende politiche e sociali. Fu a Padova che nacque la medicina come scienza moderna, basata su fatti e su esperimenti scientifici, non più sul puro dogmatismo. Prova ne fu la presenza di Galileo Galilei, che qui insegnò per molti anni, alla fine del Cinquecento.

Nello stesso periodo fu costruito il più antico esempio esistente a tutt’oggi, di teatro anatomico. L’università di Padova ha un altro primato, quello di aver fondato il primo orto botanico universitario del mondo.

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Nel 1300 Enrico Scrovegni acquista il terreno detto de L’Arena, lungo il perimetro dell’arena romana, per costruire, accanto al suo palazzo, la cappella di famiglia. Enrico Scrovegni era una delle personalità emergenti nel panorama politico dei primi decenni del Trecento (è raffigurato nell’affresco del Giudizio Universale).

Le pareti interne della cappella sono rivestite per intero dagli affreschi di Giotto. L’artista vi di dedicò tra il 1304 e il 1306, realizzando un vero capolavoro. Tema centrale dell’affresco è la redenzione. Il racconto si snoda attraverso una sequenza di riquadri: il ciclo pittorico è di straordinaria importanza. Giotto esprime una novità assoluta per quegli anni.

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La fabbrica del Santo durò ottant’anni. Nel 1232 in seguito alla canonizzazione di Sant’Antonio da parte di Gregorio IX, i frati francescani decisero di costruire una chiesa maggiore accanto a quella di Santa Maria Mater Domini, che aveva accolto fino ad allora le spoglie del santo. Ma diventata ormai troppo piccola per contenere tutti i fedeli richiamati dal culto del nuovo santo.

L’esterno della basilica presenta diversi stili architettonici: gotico, romanico e bizantino. All’’interno, invece, la luce soffusa dell’occhio centrale regala un’atmosfera mistica. L’altare maggiore del santo è stato realizzato da Donatello, intorno al 1445, durante il suo soggiorno a Padova, durato 10 anni.

Le reliquie del Santo (il mento, la lingua e la pietra guanciale) sono custodite nella Cappella del Tesoro. Al centro della cappella è conservata la tonaca. Il corpo di sant’Antonio fu collocato nella cappella nel 1310.

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